Sono un professionista dell’IT …..

di | 15 Novembre 2016

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Correva l’anno 1994, erano gli anni in cui un ingegnere neolaureato veniva assunto e formato mediante fantastici corsi in centri specializzati mentre le università incredibilemente t’insegnavano a programmare in Pascal e Fortran, ignorando gli standard di mercato o si focalizzavano sul modelo OSI ignorando la pila TCP/IP.

Allora gli skill IT erano principalemente tre: il programmatore, il sistemista e l’amministratore dei database. I programmatori erano a loro volta suddivisi in due categorie i programmatori C/C++ e i programmatori COBOL, i primi si sentivano molto più “cool” dei loro colleghi cobol ma nei corridoi ed alla macchinetta del caffé si parlava di un certo linguaggio Java che, essendo interpretato e multipiattaforma, avrebbe soppiantato tutti i linguaggi preesitenti.

I sistemisti invece si sentivano tranquilli perché erano convinti che a breve sarebbe arrivata la rivoluzione dei “prodotti da banco” che avrebbe dato lustro alla loro professione relegando il ruolo di programmatore a mero configuratore di pacchetti applicativi “chiavi in mano”.

Per finire gli amministratori dei database, detti dba, facevano il loro lavoro in “guanti bianchi” ricercati ovunque, capaci di velocizzare un applicazione lenta e veri interlocutori del business perché più vicini al mondo dati.

Già al tempo il processo software prevedeva la fase di test interno e collaudo utente ed il team di gestione qualità produceva manuali con le procedure da seguire.

A vent’anni di distanza, pur essendoci ancora programmatori e sistemisti, lo scenario IT è radicalmente cambiato ed il mercato richiede nuove figure professionali sia tecniche che gestionali. Abbiamo assisitito agli effetti devastanti della globalizzazione dove lo sviluppo software è stato trasferito principalmente in India e l’implementazione hardware  principalmente in Cina o paesi limitrofi. Il tutto nell’illusione che si potesse avere lo stesso servizio spendendo di meno, ignorando gli aspetti culturali, di processo e le difficoltà di comunicazione.

A dire il vero siamo arrivati alla situazione di cui sopra con processo graduale passando da un fase di outsourcing locale dei servizi IT fino ad arrivare all’outsourcing off-shore, anche noto come “global sourcing”. Le tematiche dei SLA (Service Level Agreement) e degli aspetti contrattuali di compliance sono diventati improvvisamente fondamentali  nell’ambito IT Operation per un professionista IT che si è trovato a gestire framework molto complessi di governance (ad es. COBIT) con controllo continuo del fornitore mediante opportuni KPI (Key Performance Indicator)  definiti in sede contrattuale.

Ai nostri ingegneri abbiamo insegnato le tecniche del project management e li abbiamo convinti ad operare anche se avulsi dal contesto tecnico anche per progetti architetturalmente complessi. Quindi fondamentale è l’analisi dei rischi, il gantt,  il PERT, l’analisi del persorso critico e l’ottimizzazione tempi e  costi.  Abbiamo creato una società dove l’ingegnere più richiesto è quello gestionale e dove l’ingegnere tecnico  non ha alcuna prospettiva di crescita se non convertirsi dopo qualche anno in una figura manageriale.

La naturale evoluzione di quanto sopra è la presenza sul mercato globale di tante figure tecniche verticalmente specializzate e di tanti manager con conoscenze gestionali supportati dai soft skill (diventati quasi unico elemento di valutazione prestazionale nelle direzioni HR).

L’adozione del modello “manager e tecnico” non si sposa con le architetture complesse ed i sistemi informatici distribuiti che hanno bisogno di una progettazione, molto spesso  complicatissima, con impatti sulla sicurezza aziendale e sui processi di business. L’aspetto funzionale e l’implementazione del requisito è in realtà un di cui in un contesto di compliance interna, esterna, standard tecnici e requisiti di interconnessione veloci e sicuri.

Per ben comprendere la complessità di descrizione dei profili professionali ICT basti vedere il framewrok del CEN Workshop Agreement anche noto come European e-Competence Framework.

http://www.ecompetences.eu/e-cf-3-0-download/

Tre anni dopo la prima pubblicazione, lo European e-Competence Framework ha dimostrato nella pratica di essere uno strumento di successo per lo sviluppo e la pianificazione della forza lavoro dell’ICT. Molte aziende ed associazioni, ivi incluse Agenzie pubbliche nazionali, in Europa ed all’estero usano correntemente l’e-CF anche in virtù della sua capacità di stare al passo con i tempi.

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Vediamo alcune delle figure professionali più richieste dal mercato secondo ASSINFORM (cfr http://www.assinform.it/In-Evidenza/Osservatorio-Delle-Competenze-Digitali-2015.kl)

 

BUSINESS ANALYST

Analizza il Sistema Informativo per migliorare la performance del business.

ENTERPRISE ARCHITECT

Progetta e mantiene la Architettura di Azienda ( Enterprise Architecture).

ICT Security Manager

Gestisce la politica di sicurezza dei Sistemi Informativi.

System Architect

Pianifica e garantisce l’implementazione e l’integrazione di software e/o di sistemi ICT.

L’adozione di un framework per lo sviluppo delle persone da parte del dipartimento “Gestione risorse Umane” è di per se un utile indicatore per valutare lo stato di salute di un’azienda e rappresenta per un line manager un utile riferimento per lo sviluppo dei membri del proprio team.

Uno dei fattori critici di successo di un’azienda è la sua capacità di implementare la trasformazione digitale built-in nei suoi processi di business. La complessità delle architetture e gli enormi investimenti in gioco rendono complessa questa operazione a meno di avere dei professionals IT che sappiano intraprendere le giuste decisioni mediante team multidisciplinari costituiti da technical manager non “general purpose” ma con un proprio persorso professionale codificato.

 

 

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